'm the best #2 - flashfic pairing- VOTAZIONI, VOTAZIONI

“Vuoi un gelato?”
La serata era calda, anche se agosto era finito. Quella sera, Naruto e Hinata avevano deciso di prendere una strada secondaria vicino al lago.
Hinata credeva di soffocare; il suo primo appuntamento con Naruto. Camminavano non troppo vicini, ne troppo lontani. Fianco a fianco. Le mani si sfioravano appena. Ad ogni contatto Hinata tremava.
Cercavano con lo sguardo, le stelle e Hinata sperava di scorgerne una cadente, per esprimere un desiderio molto importante. La strada era quasi deserta; si sentivano solamente i battiti del cuore di Hinata, sempre più forti.
“Si…” sussurrò lei.

Naruto le strinse la mano e si avviarono verso un piccolo negozio vicino al lago.
L’uomo sorrise.
“Come ti posso aiutare, ragazzo?”
“Che gusti ci sono?”
“Beh” disse l’uomo “Abbiamo, fragola, cioccolato anguria…”
“Vada per anguria!” rise il biondo, porgendo un cono a Hinata.

I due ragazzi si sedettero sulla riva, finendo il loro gelato in silenzio. Tutto era così calmo. Pareva che solo la leggera brezza di inizio settembre cantasse.
Hinata restò a guardare il ragazzo, mentre finiva il suo gelato.
“Che c’è, non ti piace?” Beccata.
“No, è che… ti ammiro, sei così sicuro nelle tue scelte.”
“Sai perché mi piace? Perché potrebbe sembrare fragola, ma invece è tutta un’altra storia! Proprio come te!”

Hinata sussultò.
“Naruto….”
In quei pochi secondi, una magia. La stella cadente che tanto aspettava.
Il suo primo bacio che sapeva d’anguria.

L’estate era quasi giunta al termine. Le giornate cominciavano ad accorciarsi sempre di più e nel cielo iniziavano a comparire le prime nuvole di fine stagione.
Quel giorno, pioveva.
La pioggia scrosciava insistentemente, facendosi sempre più intensa e rumorosa. Le nubi, di un colore grigio cupo, non ne volevano proprio sapere di diradarsi e di fare spazio al pallido sole che si nascondeva dietro di loro.
Nonostante tutto, le vie della città erano affollate, animate dal vociare della folla e rallegrate dai vivaci colori degli ombrelli.
Ma in mezzo a tutto quel caos, c’era solo una persona il cui umore rispecchiava perfettamente quella giornataccia. Era una ragazza dai lunghi capelli rossi e dal corpo esile e flessuoso. Camminava spedita in mezzo alla gente e guardava in basso. Non aveva l’ombrello, ma non sembrava far caso ne alla pioggia né alle persone che la urtavano.
Aveva ben altro nei suoi pensieri.
Lui, il ragazzo che amava, l’aveva lasciata e se n’era andato con un’altra. L’aveva tradita e umiliata, infischiandosene di quanto fosse profonda la ferita che le aveva provocato.
- Possibile che ancora non te ne sia accorta? Sei veramente una stupida, Karin. Cosa credi che siano gli appuntamenti con Sakura? Cose riguardanti il lavoro? Mi fai ridere.
Queste erano state le sue parole. Dure e fredde come il suo cuore di pietra.
Strinse i pugni e diede un calcio ad una lattina buttata sul marciapiede.
- Stronzo! – gridò con una voce carica di rabbia.
Alzò lo sguardo e si accorse di essere arrivata a casa. Ad aspettarla, davanti alla porta d’ingresso vi era un ragazzo alto e snello. Aveva i capelli di un colore azzurro chiarissimo, quasi bianco, e gli occhi di un intenso color porpora.
Non gli fu difficile capire il motivo del rancore che la ragazza che gli stava di fronte provava dentro di sé.
- Lo sapevo che presto sarebbe accaduto. Sasuke ti ha lasciata, vero? – la sua voce sarcastica fece andare la giovane su tutte le furie.
- Non sono affari tuoi, Suigetsu! Sparisci!
- Oho… che paura! – esclamò lui ironico.
Lei non gli rispose, lo scostò bruscamente, aprì la porta di casa ed entrò sbattendola dietro di sé.
La stanza le sembrava vuota e il silenzio che vi albergava, interrotto solo dal rumore della pioggia, rendeva l’atmosfera ancora più triste e cupa.
- Stronzo! – gridò di nuovo – Sei uno stronzo! Ti odio! Tu e quella stupida puttanella!
Prese a battere i pugni sul muro, come se volesse spaccarlo. A ogni colpo urlava insulti verso quell’essere senza un minimo di sentimento. Continuò a farlo per qualche minuto, poi, stanca, si accasciò per terra. Si sentiva come se il mondo le stesse crollando addosso.
Sul pavimento si era formata una pozzanghera di acqua mista a sudore.
Decise di andare a farsi una doccia per rilassarsi un po’ e scordarsi momentaneamente della sua rabbia, ma anche sotto il getto d’acqua calda, le immagini del viso di quel bastardo continuavano a tormentarla.
Appena uscita dalla doccia, si infilò un morbido accappatoio bianco.
Si accorse improvvisamente di avere fame. Una fame tremenda.
Andò di corsa in cucina e aprì il frigorifero. Non c’era nulla, solo due fette di anguria. L’ultimo ricordo che le rimaneva di quell’estate.
Afferrò una fetta, si sedette a tavola e prese ad addentarla con energia. Quando ebbe finito fece per prendere anche l’altra ma fu fermata dal suono del campanello.
Si alzò e di malavoglia andò ad aprire.
Era sempre lui, Suigetsu. Lei gli aveva sbattuto la porta in faccia, ma lui era rimasto lì davanti, sotto la pioggia.
- Ancora tu? Ma che vuoi? Ti ho già detto di sparire!
- Calmati! Non avevo intenzione di disturbarti. - aveva usato di nuovo quell’inconfondibile tono sarcastico.
- Vattene!
- Ehi, ehi, ehi! Cos’è quello sguardo? Credi forse di intimorirmi?
- VATTENE!
Stava per chiudergli di nuovo la porta in faccia, ma lui la bloccò.
- Che cosa stai facendo?
Non fece in tempo a terminare la domanda che lui le si buttò addosso. I due finirono stesi sul pavimento, uno sopra l’altra.
- Levati!
Strillò lei scalciando inutilmente.
- Smettila, Karin. – le rispose lui calmo.
La ragazza si fermò e lo guardò dritto negli occhi.
- Karin… - Suigetsu parlò di nuovo – Basta a pensare a Sasuke. Tu meriti di meglio.
E detto questo la baciò. La baciò con foga e con passione, tenendola ferma per non lasciarsela scappare. Lei rimase immobile, con gli occhi spalancati, mentre lui la violava con la lingua e le mordeva la labbra talmente forte da farle sanguinare.
- Sai di anguria. – le disse con una voce stranamente dolce.
Poi riprese a baciarla, le percorse il collo con la bocca e scese fino al petto. Scostò lentamente l’accappatoio, scoprendole i seni. Ne prese uno in bocca e cominciò a mordicchiarlo.
- Suigetsu, ti prego smettila! Non l’ho mai permesso a nessuno!
Ma lui continuava imperterrito. Karin voleva muoversi ma non ci riusciva, c’era una strana forza che la bloccava.
Improvvisamente, il ragazzo si mise a sedere su di lei, con un gesto brusco le tolse l’accappatoio e si slacciò i pantaloni.
- NOOO! Basta, smettilaaaaaaaa! – strillò lei con tutto il fiato che aveva in gola.
- Forse sei tu quella che deve smettere di urlare.
Ma i suoi tentativi di zittirla furono vani. Lei era fatta così.
Sospirò, si abbassò i boxer del giusto tanto e in un attimo venne dentro di lei.
Si aspettava un urlo lacerante ma, con suo grande stupore, Karin non urlò. Aveva capito che gridare sarebbe stato inutile.
Suigetsu avvicinò il proprio viso a quello della ragazza.
- Sei veramente una stupida, Karin. – le disse con il suo solito tono sarcastico – Non l’hai ancora capito?
Silenzio.
Fece di nuovo esplodere tutta la sua passione sulla bocca di lei.
- Suigetsu… - pensò la ragazza abbandonandosi a quel bacio – Hai proprio ragione. Sono una stupida… ma non me ne importa più niente. Non mi importa più di Sasuke, di Sakura, perché io… ti amo.

<< "Ino ma come diavolo fai a mangiare quella roba?!" >> esclamò osservando l’amica con la coda dell’occhio, distogliendo per un attimo lo sguardo dalle nuvole.
<< "Guarda che l'anguria depura il corpo, caro." >>
<< "Tse, dovresti depurarti il cervello invece! Poi comunque si fa troppa fatica a togliere i semi." >>
<< "Tranquillo, li ho già tolti io, così puoi rinfrescarti le idee senza preoccuparti di questo!" >> concluse spiaccicandogli il frutto in faccia, non avendo gradito il commento di poco prima.
<< "Bye bye shika" >> lo salutò sorridendo, prendendo la borsa pronta ad andarsene.
D'un tratto sentì una mano afferrarle il polso, e una voce parlarle suadente: << "dove credi di andare signorina?! Questa me la paghi." >>
<< "Non credrai di-" >> la bionda fu interrotta dalle labbra del Nara, che premevano insistentemente sulle proprie, attendendo solamente che lei ricambiasse il bacio. Inutile dire che non dovette aspettare molto.
<< "Mmm...sai, credo dovresti mangiare più spesso l'anguria, ha un buon sapore." >> commentò staccandosi dalla ragazza, la bocca piacevolmente dolce.
<< "Sai shika, credo dovresti baciarmi più spesso" >> affermò con un ghigno malizioso spaziato sul volto.
<< "Nessun problema, basta che la prossima volta non mi tiri niente addosso." >>
<< "Ok, ci sto. Affare fatto?" >> chiese porgendogli la mano in segno d'accordo.
<< "Affare fatto." >> sussurrò, avvicinando il viso a quello di Ino in modo che lei potesse sentire il suo fiato mentre pronunciava le due parole.
Così facendo, azzerò nuovamente le distanze tra loro, pensando che da quel giorno l'anguria sarebbe diventata il suo frutto preferito.
Una seccatura che valeva decisamente la pena di assaggiare.

"Fa caldo."
"Non l'avevo notato!" un'occhiataccia di Karin, e Suigetsu si cucì la bocca.
"Se tu non avessi sbagliato strada saremmo già arrivati a destinazione, idiota."
Il ragazzo sbuffò, infastidito.
Era sempre colpa sua. Anche se quella volta era Karin a tenere la mappa e la bussola tra le mani, era sempre colpa di Suigetsu.
"Possiamo prendere un'anguria. La', guarda!" indicò un orticello poco distante: i grossi frutti verdi giacevano pesanti al suolo.
"Nah. Non ho fame." decisa, velocizzò l'andatura.
Juugo e Sasuke li stavano aspettando, era già troppo nervosa per aver dovuto rimanere con quell'idiota e abbandonare l'Uchiha.
Quel caldo non ci voleva proprio.
"E allora non rompere il cazzo!" Gridò lui, riprendendola immediatamente.
Karin si bloccò di colpo, colta da un'illuminazione improvvisa.
"Suigetsu...Caro, meraviglioso Suigetsu!"
Il ragazzo indietreggiò, spaventato.
Cosa voleva adesso?
"Perchè non ci ho pensato prima? Se fa caldo ci si spoglia, no?" si era avvicinata, guardandolo languidamente da dietro gli occhiali.
"C-cosa cazzo dici Karin? Il caldo ti da alla tes..." non aveva finito di dirlo che lei gli stava slegando la cintura.
Suigetsu è sempre un uomo. E gli uomini, sono ingenui.
"Oh zoccola, finalmente hai trovato un modo per farti perdonare..." disse, mentre seguiva eccitato i movimenti delle mani di lei.
Karin rise, vedendolo in quello stato.
"Davvero credevi che mi fossi rincoglionita fino al punto di venire con te?" gli tirò un pugno in faccia e Suigetsu si ritrovò poco lontano con un gran dolore alla testa.
La ragazza si stava strizzando i capelli: era completamente fradicia.
"Ho rivalutato il viaggiare con te,sai? Ti posso spaccare la faccia ogni volta che ho sete!" gli voltò le spalle e continuò a camminare.
Però, mica male, la zoccola.

-Cos’è sta roba?-
-Un’anguria.-
Karin si aggiustò gli occhiali sul grazioso naso alla francese.
-No scusa, quella ti sembra un’anguria?-
-Si.-
-Ma l’hai vista bene?-
-Non sono io quello miope.-
Con superiorità non rispose alla provocazione, lei era migliore di quell’insignificante mollusco.
-È amorfa.-
-È un ovale perfetto.-
-E guarda che verde!-
-Che ha il verde che non va?!-
Al contrario lui la pazienza la stava perdendo.
-È verde fogna.-
-E allora?-
-Le angurie non sono verde fogna, idiota! C’è verde e verde.-
-Karin, è sempre verde!-
-No.-
-Si.-
-No e lo sapevo che non bisognava mandare Suigetsu a fare la spesa, guardate cos’ha comprato.-, cinguettò alzando appena la voce per farsi sentire meglio dagli altri due membri del team.
Lui trattenne un’imprecazione, doveva averla sempre lei l’ultima parola, insopportabile.
-Se qualcuno a caso, te, non spendesse tutti i risparmi per comprare reggiseni io avrei potuto comprare anche qualcosa di meglio.-
La vide arrossire, di rabbia.
-Comunque sia, se fossi andata io a quest’ora sotto gli occhi da seppia che ti ritrovi ci sarebbe qualcosa di più.-
-No per carità, ci avveleneresti tutti.-
-Sasuke-kun no!-
-Incapace come sei ammazzeresti pure lui.-
Partì uno schiaffo, il primo della giornata, ma la mano incontrò solo acqua.
-Piantatela di fare baccano. Quando torno voglio quella cosa mangiabile.-, intervenne l’Uchiha seccato portandosi via anche Juugo: rimasti soli guardarono entrambi l’anguria per un’interminabile minuto.
-Che si fa?-
-Io direi di prendere la tua testa e sbatterla contro la cosa.-
-Si chiama anguria, capito? Anguria. A come ape, n come…-
-Taci cretino, sono intelligente io…-, replicò adirata, cambiando poi improvvisamente tono,-Suigetsu…-
-Ho paura. Stammi lontana.-
-La tua spada.-
-Scordatelo.-
-Dai…-, gli disse avvicinandosi con uno sguardo che non gli piaceva proprio.
-La mia bambina non si abbassa a fare certe cose.-
-Avanti…-, gli sussurrò suadente al suo orecchio strusciandosi sul suo corpo, -Fai il bravo…-
Lui inghiottì a vuoto e strinse i pugni, ma non cedette e godette nel leggere la velata delusione nei suoi occhi.
-Cazzo Suigetsu, sei un uomo, una donna ti si attacca come…come…-
-Un’ostrica su uno scoglio.-, l’aiuto trattenendo le risate.
- Stavo dicendo,-riprese acida,-una flirta con te, una bella, sexy e giovane come me, e tu non reagisci.-
Aggrottò un sopracciglio perplesso per la descrizione che lei si era auto data, ma ancora una volta non gli piacque il luccichio sinistro che improvvisamente vide nei suoi occhi.
-A meno che…tu non sia gay.-
-Ma mi hai visto bene? Ho orientamenti sessuali ben diversi io.-
-Dimostramelo allora.-, rispose la giovane tranquillamente, ammirandosi un’unghia perfettamente laccata di rosso, e lui non potè fare a meno che ghignare.
Con un gesto improvviso le cinse la vita e la baciò con foga, palpandole pure una natica soda.
-Chi sarebbe il gay?-, le chiese quando si stacco dalle sue labbra, rosse e gonfie. Era arrossita e aveva perso quell’aria da saputella: era tremendamente bella.
L’attimo dopo non era più tra le sue braccia e in mano teneva la sua spada.
-Maledetta!-